Sismicità storica e strumentale
L’area in esame è caratterizzata da sismicità da debole a moderata. La lista completa dei terremoti verificatisi nella zona si può ricavare da:
- Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani – CPT15 (Rovida et al., 2016), che fornisce dati parametrici omogenei, sia macrosismici, sia strumentali, relativi ai terremoti con intensità massima osservata ≥ V (scala MCS, Mercalli-Cancani-Sieberg) o magnitudo ≥ 4.0 d'interesse per l'Italia nella finestra temporale 1000-2014. Il catalogo parametrico è collegato al Database Macrosismico Italiano - DBMI15 (Locati et al., 2016), archivio che raccoglie i dati di intensità macrosismica provenienti da diverse fonti, relativi a gran parte dei terremoti riportati in catalogo.
- Catalogo della Sismicità Italiana – CSI1.1 (Castello et al., 2006), che contiene i parametri dei terremoti strumentali dal 1981 al 2002. Il catalogo raccoglie i dati strumentali della Rete Sismica Nazionale e di altre reti locali e regionali gestite da altri enti, processati con criteri omogenei. E’ stata successivamente rilasciata una nuova versione, che estende il periodo analizzato al 2009, con risultati non ancora soddisfacenti per ammissione degli autori.
- Bollettino Sismico Italiano - BSI (http://cnt.rm.ingv.it/bsi) che raccoglie i parametri dei terremoti registrati dalla Rete Sismica Nazionale Centralizzata dell’INGV, dal 1985 fino ad oggi.
Per la sismicità strumentale si possono considerare anche i bollettini sismici della Rete Sismica regionale dell’Italia Nord-Occidentale (RSNI), gestita dall’Università di Genova - DISTAV (http://www.distav.unige.it/rsni e com. pers. Davide Scafidi), in quanto ritenuti – come descritto in seguito - la fonte più attendibile di informazioni microsismiche a partire dagli anni ’80.
Figura 1 – Mappa della sismicità storica e strumentale desunta dai cataloghi nazionali e regionali, per l’area del sito di stoccaggio di Cornegliano Laudense. Ulteriori dettagli nel testo.
La Figura 1 mostra gli eventi di interesse estratti dai cataloghi sopracitati. Tali eventi sono stati selezionati in base ai seguenti criteri temporali: catalogo CPT15 fino al 1980 (simboli gialli in Figura 1), Catalogo della Sismicità Italiana dal 1981 al 1984 e Bollettino Sismico Italiano dal 1985 al 2018 (simboli neri), e bollettini RSNI dal 1980 al 2018 (simboli rosa).
Per quanto concerne l’Area Esterna, intesa come l’area di interesse di maggior estensione per questo progetto delimitata dal cerchio tratteggiato nero di 30 km di raggio di Figura 1, il catalogo dei terremoti riporta eventi nella pianura lombarda già a partire dal 1473. La magnitudo più elevata (Mw=5.6, stimata sulla base dei dati macrosismici) si riferisce al terremoto della Valle dell'Oglio del 1802. La magnitudo massima osservata strumentalmente è riferita all’evento del 1951, ed è pari a 5.2 (Mw stimata mediante relazioni di conversione Ms-Mw). La Tabella 1 riassume alcuni parametri dei principali terremoti, come desunti da CPTI15. Eccetto che per i terremoti del 1786 e del 1951 nel Lodigiano, tutti i terremoti più forti sono avvenuti a più di 15-20 km di distanza dall’impianto di stoccaggio.
Tabella 1 – Parametri semplificati degli eventi avvenuti nell’area di maggiore interesse in questo studio (fonte dati: database macrosismico DBMI15, Locati et al., 2016; catalogo CPTI15, Rovida et al., 2016). Le ultime tre colonne rappresentano rispettivamente: Np il numero di punti del campo macrosismico utilizzato per parametrizzare l’evento; Imax l’intensità macrosismica massima osservata; Mw la magnitudo momento stimata. In corsivo sono indicati gli eventi al limite dell’Area Estesa di Figura 1: gli eventi asteriscati sono entrati in catalogo per la riduzione della soglia energetica considerata in CPTI15 rispetto alle versioni precedenti del catalogo.
È necessario considerare peraltro che sia la localizzazione sia la stima della magnitudo sono affette da grosse incertezze, non solo per gli eventi documentati grazie alle sole fonti storiche, ma anche per eventi strumentali. Un caso esemplare è il terremoto di maggior interesse per l’area del lodigiano, cioè quello del 15/5/1951, noto anche come “terremoto di Caviaga”. Fino a pochissimi anni fa, si riteneva che questo evento fosse stato provocato dalle attività di estrazione del gas praticate nell’area (Caloi et al., 1956). Tuttavia, studi più recenti ne ricollocano l’ipocentro a profondità di circa 32 km (Caciagli et al., 2015), in una posizione compatibile con quella di una faglia ereditata nel basamento (Vannoli et al., 2014), attribuendo quindi all’evento una origine tettonica, e non antropica. L’ampia estensione del risentimento macrosismico osservato supporta tali considerazioni. Si noti in Figura 1 la distanza fra la localizzazione del terremoto del 1951 come ricavata dalla distribuzione degli effetti (quadrato giallo pieno, ubicato nei pressi di Castiglione d’Adda), rispetto a quelle ottenute dall’analisi dei dati strumentali (stelle gialle, per l’evento principale e la più forte replica circa a 15 km a N di Lodi, tratto da Caciagli et al., 2015). Riguardo a questo terremoto è anche importante notare che il catalogo macrosismico non riporta danni nella località di Lodi (la più vicina a Cornegliano Laudense) (Figura 2), mentre, come appare chiaro dal campo macrosismico stimato (Figura 3), il terrremoto ha generato danni in tutte le località vicine ed è stato risentito in un’ampia area nell’intorno.
Per quanto riguarda la sismicità strumentale più recente (simboli neri e fucsia in Figura 1), entro un raggio di 30 km dalla rete RSCL si contano circa 50 eventi di magnitudo inferiore a 3.3 riportati nei cataloghi nazionali, 35 nei bollettini della rete regionale gestita dall’Università di Genova (UniGE).
La profondità degli eventi riportati nei cataloghi nazionali e nei bollettini regionali raggiunge valori elevati (relativi alla crosta inferiore, fino a circa 50 km), valori anch’essi affetti presumibilmente da errori elevati. Per i 30 eventi identificati in comune dalle due reti, l’incertezza nella localizzazione è molto elevata —la distanza media tra gli epicentri infatti è di oltre 8 km.
Figura 2 – Storia sismica di Lodi (fonte dati: database macrosismico DBMI15, Locati et al., 2016).
Figura 3 – Campo macrosismico del terremoto del 19/5/1951 del Lodigiano, noto anche come terremoto di Caviaga.